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L’intervisione come relazione terapeutica

L’intervisione come relazione terapeutica

di Federica Caso - 24/04/2024 Contenuto revisionato dalla redazione clinica
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L’intervisione come relazione terapeutica

L'intervisione e la supervisione sono spazi di confronto tra colleghi che favoriscono la crescita professionale e personale di ogni terapeuta.


Abbiamo già parlato dell’importanza della supervisione psicologica come strumento di supporto ai professionisti per casi clinici complessi, momenti di impasse e rischi di collusione. In questo articolo ci concentreremo sui gruppi di intervisione e su come il confronto tra pari permetta al terapeuta di non “sentirsi solo” in caso di dubbi e difficoltà riscontrati nella pratica clinica.


La terapia come incontro di soggettività


La psicoterapia è molto più della mera applicazione di un protocollo predefinito. Psicologi e psicoterapeuti, nella stanza fisica o virtuale, incontrano una persona con la quale stabiliscono nel tempo una relazione terapeutica. Questa relazione, che si costituisce dall’incontro di due soggettività, può essere uno dei fattori aspecifici che maggiormente predicono quello che sarà l’esito del percorso (Horvath et al., 2011).


Secondo l’approccio gestaltico quando il paziente si racconta, il terapeuta osserva, ascolta e soprattutto sente: la sua fantasia è prontamente attiva, è in “contatto” con quel racconto con il corpo, con la sua cognizione e la sua emozionalità. 

Questo contatto profondo con quello che sta avvenendo nel campo della seduta permette al professionista di individuare l’intervento e lo stimolo più efficaci da proporre al paziente, per attivare le sue risorse e generare un'esperienza trasformativa e “curativa”. 


SHVETS production - Pexels

Tuttavia questa modalità del terapeuta di essere presente nel qui e ora del campo relazionale con il paziente non è sempre facile da implementare, poiché prevede un contatto profondo tra due soggettività. Può succedere che le collusioni, le ferite e i vissuti passati del terapeuta, se non “ben lavorati" possano interferire con il processo terapeutico.


Per questo motivo è importante che il terapeuta abbia degli strumenti molto forti per osservare, riflettere e monitorare la natura dei suoi vissuti nei confronti di un paziente, della storia e delle difficoltà che quest’ultimo porta in seduta, per evitare inefficaci collusioni.


Tra questi strumenti vi è certamente la terapia personale, che moltissimi terapeuti possono aver svolto durante il percorso di specializzazione e spesso continuano a svolgere anche dopo, e ovviamente incontri di supervisione e gruppi di intervisione.


Intervisione e supervisione: quali differenze?


Nella supervisione, che può avvenire con colloqui individuali o in gruppo, la domanda é rivolta a un supervisore, ossia un professionista con maggiore esperienza. Nel caso di supervisioni di gruppo, il supervisore invita i partecipanti a “sostenere” il processo di supervisione contribuendo attraverso feedback o altri strumenti, scegliendo la modalità di lavoro più adeguata.


Nell’intervisione, invece, lo scambio di feedback tra i partecipanti è alla pari e la risorsa principale è il gruppo di colleghe e colleghi. Tra gli strumenti più usati nelle intervisioni per favorire la condivisione di conoscenze e intuizioni, troviamo il resoconto del caso, il feedback, la condivisione della propria esperienza professionale con casi simili, lo scambio di materiali, articoli o letture inerenti le tematiche cliniche emerse a partire dal caso clinico esposto.


L'importanza del confronto tra pari


L’intervisione, così come la supervisione, è un’ulteriore risorsa per il lavoro di psicologi e psicoterapeuti. È uno spazio-tempo in cui il clinico può condividere dubbi, difficoltà, preoccupazioni, perplessità rispetto al suo lavoro o vissuti particolari che non riesce a “significare” e che sta sperimentando nella relazione con uno o più pazienti in trattamento.


Il gruppo, in questo contesto, può:


  • offrire al collega un feedback su quanto esposto, condividendo punti di vista e modalità di gestione di casi o situazioni simili a quello esposto, nonché suggerimenti, strumenti e procedure efficaci da poter implementare
  • svolgere una funzione di “contenitore”. Il professionista viene supportato non solo attraverso i feedback e i suggerimenti, ma anche dal fatto stesso di poter condividere con l’altro una difficoltà nella quale sente di essere.

In questi spazi di intervisione, infatti, si rinforza quella che viene chiamata la “colleganza”, cioè il collaborare e sostenersi reciprocamente, sentendosi parte di un gruppo professionale nel quale condividere mission, deontologia, risorse e criticità comuni.


Quando nei gruppi di intervisione si consolida un clima di rispetto reciproco, apertura, condivisione e supporto, la relazione che ogni singolo membro stabilisce con il gruppo diventa una “relazione terapeutica”: essere parte del gruppo e parteciparvi attivamente consente una crescita in termini personali e ovviamente professionali dei suoi membri, così come accade nel setting di terapia. 


Le intervisioni in Unobravo


Il Team Clinico è l’anima di Unobravo. Per questo, a ogni psicologo o psicoterapeuta che collabora con la piattaforma vengono offerti una serie di vantaggi e benefit, tra cui l’opportunità di crescere attraverso il confronto con colleghi, professionisti e con il proprio Team Leader clinico. 


La mission We stay close in good times, closer in tough times si concretizza nel lavoro del Team Leader clinico, mettendo in campo tutte le risorse possibili per offrire a ogni singolo professionista uno spazio-tempo in cui potersi interrogare sull’andamento dei percorsi con i suoi pazienti, su come si sente nel setting online, su quali risorse percepisce e sulle criticità con le quali si sta scontrando.


Solitamente un Team Leader organizza gli spazi di intervisione a seconda del suo stile, del suo orientamento, ma soprattutto sulla base delle esigenze del suo team. 


Personalmente mi piace partire dai bisogni del gruppo, per cui ritengo opportuno scegliere insieme quale può essere nel qui e ora la modalità di intervisione più efficace, considerando in che momento del lifetime il team si trova.


Attualmente nel nostro team abbiamo 6 gruppi di intervisione che si incontrano con cadenza mensile, ma ci riserviamo di organizzare altri gruppi ad hoc su richieste dei singoli partecipanti. Ogni gruppo è composto da colleghi di diverso orientamento, consentendo uno scambio di punti di vista e quindi un arricchimento.


Jopwell - Pexels

Inoltre, riunirsi mensilmente consente ai partecipanti di conoscersi di volta in volta non solo come professionisti, ma anche come persone: l’entità “gruppo”, dunque, si forma e “cresce”.


Nei gruppi di intervisione non sono consentiti giudizi o fenomeni di svalutazione. Personalmente scoraggio almeno in una fase iniziale l’utilizzo di interpretazioni e consigli, trattandosi di strumenti che tendono a “chiudere e interrompere” il processo di riflessione condivisa sul caso o sul tema scelto.


In tal senso ho fatto miei sia la teoria di campo dello psicosociologo Kurt Lewin, sia uno dei principi fondanti della psicoterapia della Gestalt secondo cui “il tutto è più della somma delle singole parti” (Zerbetto, 1998).


Il gruppo di intervisione è quindi molto più della somma dei suoi membri: è un’entità a sé stante con sue dinamiche specifiche che, se ben direzionata verso la crescita, può diventare una grande risorsa per il supporto al lavoro del terapeuta.


Incontrarsi con una cadenza regolare, darsi supporto, condividere esperienze, difficoltà e vittorie, genera un’energia specifica per ciascun gruppo che, in quanto Team Leader, è mia intenzione direzionare sempre verso la crescita e la colleganza. 


BIBLIOGRAFIA


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