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Progetto ERICE/TSB: intervista alla psicologa Unobravo Antonella Corazza

Progetto ERICE/TSB: intervista alla psicologa Unobravo Antonella Corazza

di Antonella Corazza - 01/08/2024 Contenuto revisionato dalla redazione clinica
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Progetto ERICE/TSB: intervista alla psicologa Unobravo Antonella Corazza

In base ai dati forniti dalla Fondazione AIOM, il carcinoma della mammella si conferma anche nel 2023 il tumore più diagnosticato nelle donne in Italia: sono state infatti oltre 55.000 le diagnosi effettuate lo scorso anno.


Il decorso della malattia può avere un impatto importante sullo stato fisico e psicologico delle pazienti. Spesso questi aspetti vengono messi in secondo piano a causa del lungo e complesso iter medico al quale le donne devono sottoporsi, ma lo sport può contribuire positivamente al recupero post operatorio.


Nel 2022 è nato il progetto ERICE/TSB (Effect and efficacy of RowIng in breast CancEr Survivors / The Same Boat), in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e alcuni circoli di canottaggio, tra i quali l’ASD Canottieri Corgeno. La ricerca ha come obiettivo lo studio dell’efficacia dello sport, in particolare del canottaggio, come strumento di recupero fisico e psicologico per le donne sottoposte a intervento per carcinoma mammario.


Tra le coordinatrici del progetto c’è la dott.ssa Antonella Corazza, istruttrice tecnica di canottaggio abilitata al corso Sport Terapia Integrata, nonché psicologa e psicoterapeuta che collabora con Unobravo. Ecco cosa ci racconta di questo progetto di cui Unobravo ha scelto di diventare sponsor, e dell’impatto che il cancro al seno può avere sulle pazienti in termini psicologici.


Il canottaggio come strumento di recupero dopo il tumore


Il progetto ERICE/TSB prende vita grazie all’incontro tra la dott.ssa Corazza e la prof.ssa Christel Galvani, responsabile del Laboratorio di Scienze dell’Esercizio Fisico e dello Sport e docente presso i Corsi di Laurea in Scienze Motorie dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. 


Corazza e Galvani hanno messo a punto, per le pazienti operate di tumore al seno, un approccio che coniuga la terapia psicologica e l’esercizio fisico, con un programma che include canottaggio, camminata e altre attività. 


Louis Hansel - Unsplash

“Come è nato il progetto ERICE/TSB e quali sono gli obiettivi della ricerca?”


Antonella Corazza: “TSB è un progetto fortemente voluto, nato dalla collaborazione con un’amica di Roma, ex atleta di canottaggio, alla quale era stato diagnosticato un tumore bilaterale al seno. Io avevo da un paio di anni ricevuto la diagnosi di cancro al rene. Eravamo entrambe in un momento di crisi e non capivamo perché, dato che eravamo affidate alle migliori cure, ma sentivamo che mancava qualcosa. Avevo da poco ripreso a remare e mi sembrava di stare meglio.


L’Università Cattolica del Sacro Cuore è stata coinvolta in un secondo momento, quando la prof.ssa Christel Galvani, reduce da un tumore alla mammella, chiese a una fisiatra se conoscesse un posto dove praticare uno sport consentito al suo stato di salute e in grado di supportarla durante il percorso di guarigione.


Quando è venuta a Corgeno e le ho raccontato del progetto, se n'è innamorata e ci ha visto del potenziale. Abbiamo iniziato così una collaborazione: volevamo che l’efficacia e l’efficienza dello sport del canottaggio, sia a livello fisico e soprattutto psicologico, fossero riconosciute anche a livello scientifico. 


Questo è il secondo anno di progetto e gli effetti che riscontriamo sono decisamente positivi, soprattutto a livello psicologico, per la socialità e l’autostima. Infatti, dalla ricerca Impact of 24 weeks Rowing on Arm Lymphoedema, Mobility, and Strength in Breast Cancer Survivors, si è evinto un miglioramento sia sotto l'aspetto fisiologico e della qualità della vita, sia sotto quello psicologico nella valutazione dei compiti vitali e dello stile di vita, secondo la psicologia individuale di A. Adler. Siamo anche supportati dalla scuola di specializzazione CRIFU di Milano in tutte le fasi del percorso.”


Un approccio olistico nella fase post operatoria


“In cosa consiste l’approccio olistico promosso dal progetto e come può supportare le pazienti oncologiche?”


Antonella Corazza: “L’approccio che studiamo nel progetto ERICE/TSB è definito olistico perché, oltre all'attenzione prettamente sportiva alla tecnica del canottaggio, vi è un'attenzione alla persona in un modello bio-psico-sociale. In questo modello sono valorizzati l’autonomia, la capacità di guardarsi dentro e accettarsi nella propria interezza, il gruppo e la condivisione delle esperienze. 


Nel progetto sono coinvolti due medici di medicina dello sport, io e la psicologa e psicoterapeuta Anna Dina De Mezza, entrambe collaboratrici di Unobravo, oltre che istruttori qualificati e studenti universitari di Scienze Motorie che seguono le pazienti nella loro performance fisica.”


Gli effetti fisici e psicologici del canottaggio nelle pazienti oncologiche


Una delle principali conseguenze dell’operazione per carcinoma mammario è la comparsa del linfedema, un accumulo di liquidi che può interessare gli arti e altre parti del corpo. Nel corso del progetto è emerso come i movimenti effettuati nel canottaggio abbiano un effetto positivo sulla riduzione del linfedema.


David Trinks - Unsplash

“Cosa ci dicono le evidenze scientifiche riguardo all’efficacia fisica dello sport, nello specifico del canottaggio, nelle pazienti che hanno subito un’operazione per tumore al seno?”


Antonella Corazza: “Sono diverse le evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dello sport in pazienti con carcinoma mammario. In parallelo al nostro progetto, vorrei citare il trial di ricerca sui benefici del gesto tecnico del canottaggio in pazienti oncologici a rischio linfedema, promosso dall’IDI-IRRCS in collaborazione con la Federazione Italiana Canottaggio (FIC), in particolare nella sua area del Canottaggio Sociale. Il trial è supportato dal Policlinico Gemelli, dall’Ospedale Cristo Re di Roma e dall’Università “La Sapienza” di Roma. 


Oltre a questo trial, vorrei menzionare Rosaremo, l'associazione sportiva no-profit voluta e fondata da dieci donne che hanno avuto il tumore al seno, tra cui la costumista Rai Simona Lavazza, le quali si sono riappropriate della loro vita attraverso il canottaggio.


La novità del progetto ERICE/TSB è l’analisi del canottaggio su barche olimpiche con la remata di coppia, ovvero con un remo per ciascuna mano. Si tratta di un approccio molto tecnico, che richiede coordinazione nei movimenti e concentrazione sul proprio corpo e sulle sensazioni che esprime attraverso la percezione di autonomia e autoefficacia


Nel gesto tecnico della vogata di coppia, infatti, viene attivata la naturale pompa di drenaggio del linfedema. Dal punto di vista fisico abbiamo rilevato una riduzione del linfedema e, grazie al lavoro aerobico di circa 80 minuti, un miglioramento nella costruzione e nella tonicità muscolare. Tuttavia, l’effetto positivo più visibile è a livello psicologico.”


“Puoi parlarci dei benefici per la psiche che state riscontrando nelle pazienti coinvolte nel progetto?”


Antonella Corazza: “Le barche utilizzate sono per 2 e 4 persone. Questo tipo di organizzazione crea un'alleanza di gruppo molto forte, stimola la fiducia nelle compagne di barca, la condivisione di un'esperienza unica e, soprattutto, la percezione di autoefficacia del gesto personale, cioè il ritrovare collaborazione e affetto per se stesse e per il proprio corpo che, con la malattia, le aveva ‘tradite’. 


Quando la tecnica entra nelle loro ‘corde’, il gesto diventa più fluido e così la loro psiche. Anche affrontare i follow up e le terapie diventa più leggero, fluido e accettabile, perché quell'ora sul lago con le amiche compensa la sofferenza e la solitudine di una malattia che ha cambiato loro la vita.”


L’impatto psicologico del cancro al seno


L’impatto fisico e psicologico che il cancro al seno può avere sulla donna è molto significativo: ansia, depressione e PTSD sono solo alcune delle emozioni e dei disturbi che possono verificarsi durante il decorso della malattia. 


Juan Pablo Serrano - Pexels

“Quali sono le sfide che le pazienti oncologiche devono affrontare prima e dopo l’intervento?”


Antonella Corazza: “La prima sfida è la diagnosi stessa di tumore. In una società perfezionista e individualista, nella quale l’immagine di sé è molto importante, sentirsi identificare in un malattia può essere molto impattante sulla persona. 


L’incontro con il medico oncologo, che molto spesso ha una formazione sintomatica della malattia, è il secondo importante impatto. Facilmente si parla di sintomo, stadiazione, intervento, cure e follow up, ma si tende a minimizzare la sofferenza personale della paziente.


Poi c’è la famiglia: per cultura le donne tendono a predisporsi alla cura della famiglia e il loro primo pensiero potrebbe essere quello di proteggere compagni e figli dalla sofferenza della ‘sua malattia’. Il rischio è di andare incontro a un isolamento familiare


Il post intervento può essere anche più complesso. L’operazione, che negli ultimi decenni è più volta alla conservazione, va comunque a ‘modificare’ l’immagine corporea e la mammella, simbolo di femminilità, sensualità e maternità, con conseguenze dolorose sulla percezione di sé, della propria immagine e della propria identità.


Una volta superato l’intervento, ci si aspetta che la donna torni alla normalità, senza tenere in considerazione il suo vissuto doloroso. Il profondo cambiamento avvenuto nella sua psiche non viene percepito all’esterno e questo può provocare in lei una grossa sofferenza. Tra le emozioni più frequenti si rilevano paura di una eventuale ricaduta e della morte, ansia per i controlli e continuo stato di allerta.”


Femminilità e sessualità: due aspetti poco considerati


Il tumore al seno è molto temuto dalle donne, anche per le conseguenze che può avere sulla percezione della propria femminilità e sulla sfera sessuale.


“Puoi parlarci delle conseguenze del carcinoma sulla sessualità delle pazienti e del ruolo che lo sport e il supporto psicologico hanno nella riabilitazione dal punto di vista individuale, collettivo e sociale?”


Antonella Corazza: “La variabile della sfera sessuale è delicata e controversa. Un punto importante è sicuramente l’intervento chirurgico, ma il protocollo medico, che include l’interruzione del ciclo mestruale e la forzatura chimica alla menopausa, può avere effetti a medio e lungo termine. Una condizione davvero devastante per molte donne che accusano dolori fisici, sbalzi d’umore e cambiamenti fisiologici come le ‘vampate di calore’. 


Dal punto di vista medico è un modo per costruire un percorso di salute. Ancora una volta, però, non viene considerato l'aspetto legato alla femminilità della paziente oncologica, una donna che non è più in grado di sentirsi tale, che si sente privata della sua percezione corporea fino a non riconoscere più il suo corpo e considerarlo come un nemico, incapace di provare e dare piacere, un vortice che chiude la persona in una gabbia di sofferenza e paure.”


Queste esperienze e vissuti sono comuni a molte delle pazienti coinvolte nel progetto, per questo la prof.ssa Galvani ha pensato di affiancare all’attività fisica anche dei momenti di condivisione e socialità per rendere più solide le relazioni e le alleanze interne al gruppo.


Unobravo a supporto del progetto ERICE/TSB


Unobravo ha scelto di sostenere il progetto ERICE/TSB non solo per il suo valore nell’ambito della ricerca scientifica, ma anche per aver messo al centro il benessere psicologico e fisico delle donne, dando risalto all’empowerment femminile.


“Cosa significa per te, in quanto coordinatrice del progetto e psicologa che collabora con Unobravo, raccontare e condividere l’iniziativa con l’azienda?”


Antonella Corazza: “Il mio desiderio è rendere ‘libere’ coloro che sono ancora chiuse nella prigione della malattia grave, a volte invalidante, che ti avvicina al concetto di morte, di fragilità e finitezza della vita. 


Unobravo rappresenta non solo un’opportunità per espanderci e allargare il progetto ad altre società di canottaggio, ma anche un’occasione di condivisione per arrivare a più persone, aziende, associazioni, cliniche, Aziende Ospedaliere o università interessate al progetto ERICE/TSB e alla sua potenzialità, per ottenere un ulteriore supporto sia finanziario, di mezzi e persone.”

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