La psicologia è una disciplina molto ampia che si occupa di indagare sui processi psichici, sulle emozioni e sui comportamenti degli individui e dei gruppi, offrendo molteplici modelli teorici riguardo domini e fenomeni circoscritti (come la psicologia del lavoro, la psicologia scolastica, la psicologia forense, ecc...).
Una delle branche teorico-applicative della psicologia è la psicologia clinica: saper distinguere chi è e cosa fa uno psicologo clinico e in quali contesti interviene, può essere utile sia a chi vuole farla diventare una professione, sia a chi necessita di un suo aiuto.
Cos'è la psicologia clinica
La psicologia clinica è un ambito di ricerca e intervento professionale che promuove il benessere della persona attraverso la comprensione, la prevenzione/promozione e l’intervento nelle problematiche psicologiche e relazionali, a livello individuale, familiare e di gruppo. In linea con la definizione normativa di psicologo (L.56/1989), la psicologia clinica si caratterizza per le teorie, i metodi e gli strumenti operativi basati sulla ricerca della conoscenza autentica del mondo interiore e della galassia relazionale del paziente.
Attraverso le domande e le osservazioni del colloquio clinico, nonché l’eventuale somministrazione di test standardizzati, tesi a ipotizzare come si genera il malessere e quali sono i fattori di mantenimento del disagio, è possibile fare una valutazione per progettare un intervento clinico.
Maria Cristina Verrocchio, professoressa ordinaria di Psicologia Clinica presso l’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, nel suo Manuale di Psicologia Clinica (2023), delinea i vari modelli di riferimento di questa disciplina, con l’idea di illustrare a chi si avvicina a questi studi, le basi di un percorso scientifico e culturale complesso e affascinante. In questo senso, l’autrice mostra come sia possibile applicare le conoscenze e le metodologie elaborate dalla psicologia di base, ai vari quadri della psicopatologia, per arrivare a capire le cause della sofferenza e ristabilire un equilibrio psicofisico.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, nel delineare l’area di pratica professionale dello psicologo clinico, definisce che la psicologia clinica evidenzia:
- la centralità di una relazione autentica tra psicologo e utente/paziente
- la qualità del setting co-costruito e funzionale alla comprensione e valutazione clinica (anche mediante gli specifici strumenti come il colloquio, inventari e test)
- la progettazione dell'intervento clinico di cura, intesa non necessariamente come psicoterapia, ma, più in generale, come aiuto alla maturazione di una capacità di comprensione della propria realtà psichica e di uno stile comportamentale e relazionale adattivo e funzionale per la persona.
Gli obiettivi della psicologia clinica secondo Renzo Carli
Renzo Carli, psicoanalista, ricercatore e docente presso l’Università La Sapienza di Roma, ha sottolineato nel suo scritto Psicologia clinica: professione e ricerca (2006) l’importanza del ruolo dello psicologo clinico, che nel prendersi cura delle persone e dei gruppi, prima di tutto deve cercare di rispondere alla domanda di aiuto, provando a ridefinire il vissuto di chi esperisce un disagio.
Il professionista si occuperà di lavorare non sulla diagnosi in senso stretto, ma sulla relazione che si instaura nella dinamica della richiesta e sull’impatto emotivo che vive la persona bisognosa. Il setting di lavoro, l’accoglienza e l’ascolto sono la base per instaurare quel legame di fiducia necessario a impostare un percorso di cambiamento. In tal modo, il focus dell’attenzione non è il problema, ma la relazione che si costruisce per affrontarlo.
La psicologia clinica favorisce l’aggancio e consolida la possibilità di fornire al paziente le strategie per comprendere quale sia veramente il disagio su cui poi lavorare insieme.
In quest’ottica, la psicologia clinica non si occupa strettamente di correggere i deficit diagnosticati dallo psicologo, ma viene declinata come “scienza della relazione”, che propone modelli che consentano di analizzare la relazione e di intervenire al suo interno, individuando le dimensioni problematiche che ostacolano lo sviluppo personale, sociale, affettivo della relazione.
Come diventare psicologo clinico
Per diventare psicologo clinico occorre aver conseguito la laurea triennale in psicologia e iscriversi a un corso di laurea magistrale (LM-51), scegliendo di specializzarsi, appunto, in ambito clinico. Molti atenei in Italia includono i corsi di laurea magistrale in psicologia, inclusi quelli in psicologia clinica.
Il percorso dura due anni, che si sommano ai tre iniziali, e prevede il raggiungimento di 120 CFU. Durante il percorso di studi magistrale, si deve anche seguire un Tirocinio Pratico Valutativo (TPV). A ogni credito formativo corrispondono 20 ore di attività formativa professionalizzante e 5 ore di approfondimento supervisionato.
Il tirocinio include attività pratiche contestualizzate e supervisionate, finalizzate ad acquisire le competenze fondamentali per l’esercizio professionale. Per poter iniziare a esercitare la professione, lo psicologo clinico deve sostenere l’Esame di Stato ed essere iscritto all’Albo degli psicologi della regione in cui si trova.
Dopo l'abilitazione, è possibile ampliare ulteriormente le proprie competenze in psicologia clinica iscrivendosi a un corso quadriennale in psicologia clinica o in psicoterapia, oppure partecipando a Corsi di Alta formazione o Master Universitari che permettano di affinare le tecniche operative della psicologia clinica. Ognuno di questi percorsi proporrà un modello, una lente per ascoltare e leggere i fenomeni narrati dai pazienti e per intervenire con l’intento di favorire un cambiamento migliorativo della loro condizione. Tuttavia, solamente la scuola di specializzazione dedicata allo sviluppo di competenze in psicologia clinica conferisce il titolo di “Specialista in Psicologia clinica”.
Lo psicologo clinico è un professionista che si dedicherà all’aiuto e al sostegno di chi sente la necessità di un supporto psico-emotivo per sviluppare maggiore benessere, in modo da acquisire competenze sulla salute psico-fisica, emotiva e relazionale. In questa accezione la progettazione dell’intervento clinico intende la cura non strettamente come psicoterapia, ma come aiuto volto sia allo sviluppo della capacità di comprendere il proprio mondo psichico, sia all’acquisizione di stile relazionale funzionale per sé e per il contesto nel quale vive.
Per Alberto Ghilardi (2007) “parte del bagaglio professionale e clinico non è tanto l’apprendimento di uno specifico setting e solo di quello, quanto la capacità di costruire di volta in volta il setting adeguato al contesto, alla realtà con cui ci si confronta”.
Di cosa si occupa lo psicologo clinico?
Aspetto centrale della pratica di uno psicologo clinico sono le applicazioni cliniche delle attività di prevenzione/promozione, valutazione, riabilitazione, sostegno psicologico e diagnosi psicologica.
In linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, obiettivo dello psicologo clinico è perseguire la salute psicofisica e relazionale dell’individuo, inteso come persona nella sua unità psicofisica con un accento sul termine salute (intesa come benessere globale) e non più su quello di malattia. In questa prospettiva la salute riguarda la relazione che una persona ha con la vita, e non soltanto un organo malato, un comportamento disfunzionale, il solo corpo o la sola psiche.
Per lo psicologo clinico prendersi cura dell’altro passa attraverso “la conoscenza del modello di salute cui l’individuo si riferisce: cosa significa per lui stare bene” (Ghilardi, 2007). Lo psicologo clinico lavora per:
- la prevenzione primaria delle condizioni di disagio personale e relazionale
- la promozione del benessere psicologico e psicosociale
- l’identificazione precoce delle problematiche o psicopatologie
- l’inquadramento dei fattori psicologici, relazionali, ambientali che possono contribuire a generare e mantenere il disturbo o la difficoltà psicologica
- la gestione clinica tramite consulenze, colloqui e diverse tecniche di sostegno psicologico.
Cosa fa, nella pratica, lo psicologo clinico?
Lo psicologo clinico fornisce a persone singole o a gruppi i seguenti servizi:
• propone aiuto e supporto per il proprio benessere psico-fisico
• fornisce strumenti pratici per far emergere e potenziare qualità, o abilità specifiche, che consentano di vivere meglio
• lavora sulle motivazioni personali, per ridurre rischi di sconforto o scoraggiamento.
Il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) definisce molto accuratamente funzioni e attività professionali dello psicologo clinico, indicando le seguenti aree di lavoro:
- assessment delle risorse, dei bisogni e delle aspettative in varie fasce di età
- assessment delle caratteristiche genitoriali per idoneità ad adozione e affidamento
- assessment in situazioni di maltrattamento e abuso
- valutazione dell’entità di handicap e delle capacità residue
- progettazione e realizzazione di interventi diretti a sostenere relazione genitore figlio
- counseling individuale o di gruppo con piani di azione e di decisione su alternative scolastiche e professionali
- interventi per la gestione di minori in situazioni di comportamento a rischio e di uso di sostanze
- counseling individuali e di gruppo per affrontare situazioni di stress
- counseling e sostegno psicologico ai pazienti ospedalizzati, ai familiari e agli operatori
- progettazione e realizzazione di interventi a favore di persone con dipendenze
- conduzione o supervisione di ricerche cliniche nei vari ambiti per bambini, adolescenti, adulti anziani
- supervisioni rivolte a operatori della salute per potenziare competenze comunicative e il funzionamento dell’equipe, anche allo scopo di prevenire il burnout.
Sbocchi lavorativi
Grazie alle nozioni acquisite e alle esperienze di formazione previste dal piano di studi, il laureato in psicologia clinica ha la possibilità di operare in diversi contesti, applicando modelli teorico-operativi scientificamente validati.
Gli ambiti in cui inserirsi sono:
- settori in cui si producono beni e servizi, come ASL, scuole (sportelli di ascolto), ospedali, consultori pubblici e privati
- contesti lavorativi legati al terzo settore, come associazioni e cooperative, che realizzano percorsi di prevenzione e gestione del disagio personale o gruppale
- attività autonome per la prestazione di servizi d’aiuto per individui, coppie o sistemi familiari.
BIBLIOGRAFIA
- Carli R., Paniccia R. M., Analisi della domanda. Teoria e tecnica dell’intervento in psicologia clinica, Il Mulino, Bologna
- Molinari E., Labella A. (a cura di), 2007, Psicologia Clinica. Dialoghi e confronti, Springer, Milano
- Verrocchio M. C., 2023, Manuale di psicologia clinica, Piccin - Nuova Libreria, Padova